giovedì 14 giugno 2012

Serie A: 10, 100, 1000 Livorno




Nell'anno che ha visto la fine degli Aironi e il titolo italiano tornare a Calvisano dopo tre stagioni di ricostruzione, arriva dal fondo della classifica di Serie A la lezione da prendere e riporre nei cassetti della memoria per farne tesoro. 
Già perché proprio quando i gialloneri conquistavano il terzo scudetto della loro storia e il Paese li celebrava, giustamente, come nuovi padroni del rugby italiano, qualcuno, lontano dai riflettori, era costretto a fare il bilancio di una stagione sportiva disastrosa. Tra i tanti aspetti che mi hanno infastidito in questo finale di stagione, forse proprio il tentativo di far passare il messaggio che Brescia è l'isola felice da prendere ad esempio, è quello che mi ha urtato maggiormente. No, ragazzi, non ci siamo. Non esiste prendere come modello un club importante che per problemi economici abbandona l'Eccellenza per ripartire dalla A2. 
L'esempio da seguire sono le società come Livorno e Grande Milano: club che di fronte alla crisi non si sono tirate indietro e, tagliando i budget e puntando sui giovani prodotti dei propri vivai, hanno accettato una stagione fatta di umiliazioni e sonore sconfitte  "solo" per onorare il campo e la categoria che si sono guadagnate lottando su di esso. E allora, se mi permettete, questo mio piccolo e personalissimo spazio di modesta visibilità lo dedico a loro, perche è proprio a loro che dovrebbe andare l'ovazione del movimento italiano. 
Non me ne vogliano i giocatori del Calvisano, meritevoli degli applausi degli oltre tremila appassionati accorsi al San Michele per celebrarne le gesta, e non me ne voglia Paul Griffen. Lui è esempio di attaccamento alla maglia da insegnare alla prossima generazione di rugbisti, ma come a suo tempo celebrammo il coraggio dimostrato dalla Mantovani Lazio nell'investire pesantemente (e in contro tendenza) sul proprio settore giovanile, oggi non si può non tributare il giusto riconoscimento a chi, pur consapevole di andare incontro a una stagione costellata di sconfitte, ha avuto il coraggio e la forza di difendere con i denti uno status attribuitogli da anni di partite e campionati, senza ricorrere a soluzioni di comodo. 
Grazie, quindi, a Livorno e Grande Milano, che nonostante la retrocessione hanno regalato all'Italia ovale una bella lezione di etica sportiva e, più in generale, di vita. Vincere nello sport è senza dubbio la gioia più bella ma è nei momenti di difficoltà che si misurano le qualità di un movimento e non è certamente scappando nei periodi più bui che se ne da l'esempio. 
Calvisano, ai tempi, aveva una squadra in A2 (non in serie  C...): scegliere di far giocare quel gruppo nell'allora neonata Eccellenza, accettando  probabilmente una bruciante retrocessione, sarebbe stata la soluzione di grande umiltà che i bresciani avrebbero potuto dare al nostro rugby. Celebrarli oggi è un dovere, ma limitando l'analisi a quanto fatto sul campo in questa stagione, senza cercare di renderne epica una storia che, purtroppo, nei fatti non lo è. In un momento in cui si osanna chi si è permesso il lusso di abbandonare una categoria per ripartire due piani più sotto, insomma, chi ha il coraggio di affrontare le difficoltà quotidiane di una stagione logorante nel fisico e, soprattutto, nell'anima, deve essere innalzato a esempio da seguire e ricevere l'affetto e il ringraziamento di tutto lo Stivale. 

di Francesco Costantino (LA META del 29/05/12)